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Il paesaggio e l’ambiente

Si tratta di colline e vallecole, per non dire dei tratti di pianura, dove l’intervento antropico di modificazione e sfruttamento dell’ambiente pervade ogni luogo; qui però, spesso, è stato proprio tale intervento a determinare il peculiare aspetto dei versanti esposti a mezzogiorno: filari di vite e terrazzamenti che evidenziano la dolce morfologia collinare. Castelli, ville, cascine, contribuiscono a caratterizzare un ambiente dove si conservano lembi di un felice connubio fra attività umana e natura più frequenti che altrove, nella Lombardia della collina e dell’alta pianura.

Anche l’aspetto delle superstiti aree boschive, confinate alle quote più alte e sui versanti in ombra, è dovuto al plurisecolare intervento dell’uomo; tuttavia alcuni tratti sono suggestivi, soprattutto laddove la ceduazione è stata gestita con criterio e nelle aree in cui si possono incontrare singoli esemplari relativamente antichi, segnatamente querce e castagni. Per il resto il bosco presenta la consueta fisionomia dei rilievi più prossimi alla pianura, tutti facenti parte di quell’orizzonte termomesofilo caratteristico della regione insubrica (altra “eccellenza ambientale” della Lombardia): roverella, orniello, carpino (bianco e nero), cerro, castagno (i cui boschi talvolta vasti, anche perché parzialmente retaggio di piante messe a coltura per la raccolta dei frutti, sono segnalati nella descrizione del percorso), farnia, acero minore e persino (sui versanti meglio esposti della Val del Fico), Erica arborea; il tutto variamente distribuito in relazione alla natura e profondità dei suoli e all’esposizione. E poi boschi e boscaglie di robinia, comune ormai ovunque ma presente in continuità soprattutto sui versanti Nord del Monte Tomenone, a testimonianza invece di una condizione di degrado del bosco, nonostante il legno vanti proprietà invidiabili e costituisca un ottimo combustibile, per non dire del fascino delle profumate fioriture che consentono la produzione del miele di acacia (cioè di “Robinia pseudoacacia”, appunto); val la pena ricordare che la robinia è una specie originaria del Nord America, introdotta in Europa per scopi ornamentali ma diffusasi spontaneamente nei terreni abbandonati in virtù della sua notevole frugalità. Esemplari monumentali di questo albero si trovano tutt’ora nei grandi giardini delle ville sui laghi lombardi occidentali, ma uno lo incontreremo anche durante il nostro Cammino.

Dal punto di vista faunistico, i diversi habitat attraversati ospitano molteplici specie di animali. Come in tutte le aree di collina e di alta pianura lombarda le specie nelle quali è più facile imbattersi (o semplicemente ascoltare) sono quelle degli uccelli: picchio rosso maggiore, picchio verde, rampichino, picchio muratore e ghiandaia, abitanti dei boschi di latifoglie; rondine, tortora selvatica, succiacapre e averla piccola tipiche delle zone agricole. Tra le specie ubiquitarie più comuni citiamo il fringuello, lo scricciolo, il codirosso, la capinera, la cinciallegra e la cinciarella.

Anche alcuni rapaci nidificano nei tratti meno antropizzati: poiana, falco pecchiaiolo, falco pellegrino, gheppio e sparviere; e tra i notturni allocco, barbagianni, civetta e gufo comune.
Diffusi gli anfibi tra cui rospi, rane rosse e verdi, raganelle, tritoni e salamandre.
I rettili sono presenti con alcune specie di sauri, quali il ramarro e la lucertola muraiola, e serpenti come biacco e saettone; rarissima la vipera.

Tra i mammiferi ricordiamo le specie più note come il ghiro, lo scoiattolo, il riccio, il tasso, la volpe, la faina e la donnola. Improbabile ma non impossibile, soprattutto da quando la pressione venatoria è andata scemando, avvistare, nelle zone collinari, gli ungulati: cinghiali e caprioli.

Il Monte Tomenone, merita una specifica nota morfologica, appartenendo al singolare catalogo dei “monti orfani” (cioè quei rilievi che, pur non essendo né di origine morenica né di origine vulcanica, appaiono separati dalla grande unità delle Alpi), che in Lombardia è particolarmente ricco: Monte Orfano propriamente detto, Montecchio, Colli di Bergamo, Montevecchia, Canto e, appunto, Tomenone.

L’insieme di questo paesaggio, come s’è detto di carattere soprattutto agricolo, si è ben conservato fino al secondo dopoguerra, ma poi ha subito, come quasi ovunque, un’urbanizzazione se non “selvaggia” senz’altro spesso disordinata e poco rispettosa. Negli ultimi anni però il crescere di una diversa attenzione per il valore non solo estetico e ricreativo ma anche economico di un paesaggio armonioso ha condotto alla redazione di strumenti urbanistici di tutela che, nel territorio attraversato dal Cammino del Vescovado, sono costituiti da una serie di P.L.I.S. (Parchi Locali di Interesse Sovracomunale): “NaturalSerio” (Comuni di Ranica e Alzano Lombardo); “Monte Bastia e Roccolo” (Comuni di Scanzorosciate e Villa di Serio); “Valli d’Argon” (Comuni di Albano S. Alessandro, Cenate Sotto, S. Paolo d’Argon, Torre de’ Roveri); “Malmera, Montecchi e Colle degli Angeli” (Comuni di Carobbio degli Angeli, Gorlago, Trescore Balneario e Zandobbio); e “Castelli del Monte Tomenone” (Comuni di Albano S. Alessandro, Bagnatica, Brusaporto, Costa di Mezzate, Montello).

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